Le donne delle Acli dedicano questa giornata Giornata della Donna al tema della cultura di genere.
Le asimmetrie di genere dipendono da modelli culturali penalizzanti, che impongono difficoltà aggiuntive alle donne sul fronte familiare, lavorativo, sociale ed economico.
Anche se rilevanti, non bastano le misure legislative per un problema che richiede risposte sul piano sociale ed economico. È il cambiamento culturale ad essere una pre-condizione, il terreno favorevole all’affermazione di un’effettiva parità. È, quindi, utile ragionare nei termini di cambio culturale di ampio respiro, un programma di intervento complessivo e durevole, che abbia come fine un cambiamento delle relazioni tra i generi.
Il tema delle differenze di genere, costituisce un nodo cruciale per una società che si vuole definire moderna e civile. Eppure, si tratta di questioni che non ricevono l’attenzione che meritano e troppo spesso rischiano di passare in secondo piano.
Rispetto all’Europa, in Italia il tema di cultura di genere non ha compiuto significativi passi in avanti. Lo sviluppo di queste politiche nel nostro Paese tardano per le resistenze storiche e politico culturali.
L’uguale partecipazione degli uomini e delle donne ai livelli alti del potere non è certo una questione di fondo dell’odierna Democrazia. A volte sono le donne stesse a gestire potere e affetti in una modalità che le rende complici di quella cultura loro nemica che separa i ruoli di maschi e femmine.
Nel corso degli ultimi venti anni, la condizione femminile del nostro paese è notevolmente cambiata con la conquista di sempre più alti e significativi traguardi e il superamento di ritardi e arretratezze. Un processo di grande portata si è avviato, ma esso non procede con la necessaria velocità in modo che i suoi benefici riescano a raggiungere tutte le donne e, soprattutto, tutte le aree del paese. Principi e norme,  non sempre conosciuti e soprattutto applicati.
Nel quotidiano le donne devono confrontarsi con stereotipi duri a morire. Perché qualcosa cambi davvero occorre dunque uno sforzo in più, occorre rompere le vecchie abitudini dei ruoli maschili e femminili, attraverso un riconoscimento pubblico e politico. Occorre che la politica torni a essere  la spinta dell’innovazione sociale.
Rimuovere gli ostacoli che di fatto ancora costituiscono discriminazione diretta e/o indiretta nei confronti delle donne; valorizzare le differenze di genere; favorire il riequilibrio della rappresentanza tra uomini e donne in tutti i luoghi decisionali. la speranza di un avvicinamento tra uomini e donne per una battaglia di civiltà comune
Aiutiamo l’Italia a fare un passo in avanti è il contributo che come donne impegnate nel sociale vogliamo aiutare a diffondere, con la convinzione e la speranza che attraverso l’impegno e la partecipazione il cambiamento è possibile. E’ un invito che rivolgiamo anzitutto  a noi stesse.
Ognuno di questi passi ora definiti sono fondamentali e immediatamente successivi ad un processo di chiarimento e recupero per  ciascuna donna di una autocoscienza profonda e reale che parte dal vedere nella differenza il vero elemento di congiunzione e di confronto con chi chiunque altro sia differente.
Infatti non esiste differenza accolta e riconosciuta se non davanti a un Sé pienamente fortificato nella propria consapevolezza di essere soggetto attivo del processo sociale e non meramente strumentale dei processi storico-sociali e civili. Questa appare nella sua forma una ripetizione statica di questo concetto (cultura di genere)che siccome è spesso ripetuto, inflazionato e abusato e in realtà scivola sul corpo e sull’anima incompreso nella sua profondità e soprattutto svuotato della storia e delle lotte materiali e morali  che hanno impegnato donne  e uomini di buona volontà nella costruzione politica del concetto delle differenza della cultura di genere, per promuovere un processo di comprensione reciproca piuttosto che di contrapposizione contrastiva  e violenta.
Questa conquista storica si è tuttavia incancrenita e rimasta senza respiro genuino, quel respiro che porta ogni essere umano, nello specifico la donna, ad essere protagonista del proprio pezzo di storia con la consapevolezza dei propri strumenti materiali e immateriali. Non si deve perdere il senso della storia della “cultura di genere”, la perdita della memoria della storia rappresenta sempre la fine di un processo e il rischio quasi certo della demonizzazione dei protagonisti di quel processo specie se la crisi della società allo sbando morale perde le sue coordinate morali e civili. Ecco questa è per questa giornata la proposta di riflessione dati i risultati avuti non scordiamo la difficoltà occorsa per quei raggiungimenti, per quelle conquiste. A quale scopo? Perché i mille colori delle differenze culturali e quelli delle differenze di genere diventino occasioni di affermazione di stato sociale, vero e consapevole e non strumenti occasionali di chi ne disconosce la verità e la profondità e dunque disconosce delle donne verità e profondità dell’essere attrici del fare civile e sociale.
Nel salutarvi tutte desideriamo ricordare con i nostri colori tutte quelle donne che si sono spente dentro la ferocia inaudita di mariti, compagni, padri. Ma anche di donne che non hanno saputo capire e non hanno voluto intervenire quando hanno potuto: le donne della politica troppo prese dal proprio ruolo per ricordarsi il prezzo che occupare quegli spazi è costata ad altre donne; le donne della giustizia troppo spesso immerse nelle norme stringenti delle leggi scritte perlopiù da uomini, dalle madri e dalle sorelle, dalle amiche che non hanno avuto coraggio e forza di salvare un’altra donna senza sapere di condannare anche se stesse.
 La sfida più importante ancora è in corsa e noi non ci sottrarremo da essa perché ogni donna che non può possa essere in grado di esprimere se stessa in ogni contesto della vita; perché ogni conquista ottenuta sia raccontata e trasmessa nel senso della fatica del suo raggiungimento al fine di pesarne il valore e di non svilirlo dandolo per scontato.