I cambiamenti del mondo del lavoro, le trasformazioni del Welfare, i nuovi modelli di consumo e, infine, la crisi economica hanno avuto profonde ripercussioni sulle famiglie. Per effetto di tutto questo la famiglia italiana oggi mostra un profondo disagio ed è in affanno, perché deve far fronte a difficoltà non solo di carattere materiale ma anche di carattere relazionale (grande bisogno di relazioni) e senza che vi siano forme di sostegno adeguate da parte delle istituzioni. Nonostante i proclami, infatti, in Italia non è stata mai promossa una politica organica per la famiglia.
La famiglia, soprattutto in tempo di crisi, viene sempre vista come povera e bisognosa (e oggi per molte famiglie è certo così). Occorre però cambiare questo approccio e uscire dalla logica assistenziale che in genere caratterizza ogni discorso sulla famiglia. Dire questo non significa negare le difficoltà della famiglia oggi. Né significa sminuire i problemi materiali e relazionali che che oggi la famiglia deve affrontare, spesso in totale solitudine. Tanto più che, con i continui tagli ai servizi sociali, la famiglia si trova ad essere l’unico vero ammortizzatore sociale del nostro Paese. Uscire dalla logica assistenziale significa invece puntare a valorizzare la famiglia come risorsa centrale per la società.
La famiglia è innanzitutto una grande risorsa educativa: è il soggetto capace di contribuire ad affrontare in modo efficace quella “emergenza educativa” di cui molto si parla in questi anni. Ma la famiglia non è soltanto questo. E neppure semplicemente un “corpo intermedio”, come spesso si dice. Dobbiamo renderci conto che la famiglia è invece una delle istituzioni centrali di una società.
Infatti la famiglia è la prima forma di comunità democratica; al suo interno si apprendono le regole della convivenza, del rispetto dell’altro, della valorizzazione delle differenze; in essa si fa esperienza della pluralità, del mettere in comune, della conciliazione delle diversità, dell’impegno di tutti per un obiettivo condiviso. Infine è il luogo per eccellenza dove si sperimentano i rapporti interpersonali e dove si compie la prima esperienza della convivenza civile; è la prima scuola di democrazia, che abilita alla vita di relazione con gli altri, nel rispetto reciproco fra gli individui.
In un recente convegno la famiglia è stata definita “luogo privilegiato di speranza” perché è il luogo dove si costruisce il capitale sociale di un’intera società, cioè quella dotazione di fiducia, di rispetto delle differenze e di capacità di conciliare le diversità che è alla base di ogni società.
Oggi, ci si interessa molto della famiglia anche come soggetto economico. Economisti, politici e giornali si occupano della famiglia prestando attenzione alle sue capacità di spesa e alle sue potenzialità di consumo. La famiglia non può certo essere ridotta a soggetto economico. Tuttavia, anche sui temi economici la famiglia può svolgere un fondamentale ruolo formativo: può educare al consumo critico e permette di sperimentare nuovi stili di vita.
Dobbiamo rimettere in discussione l’attuale modello di sviluppo, tutto incentrato su una crescita continua e infinita dei consumi. L’aspirazione a migliorare le nostre condizioni di vita non può coincidere con l’avere sempre più “cose”. La crisi attuale può e deve essere il “tempo opportuno” per iniziare a praticare stili di vita più sobri e per assumerci la responsabilità di ripensare e ricostruire un futuro che abbia come criteri prioritari la giustizia, la sostenibilità ambientale e la garanzia di una “vita buona” per ciascuno e per tutti.
Se tutto questo è vero, occorre promuovere politiche familiari integrate che valorizzino la famiglia come risorsa prioritaria per la società.  Occorre pensare alla famiglia come perno della coesione e della solidarietà sociale.
Infine occorre promuovere un nuovo protagonismo delle famiglie come risposta concreta alla frammentazione del tessuto sociale.
Per fare questo servono innanzitutto luoghi di incontro e di autoorganizzazione delle famiglie. Luoghi di incontro, perché oggi si è capito che i legami relazionali sono fondamentali; ma anche luoghi dove, favorendo l’incontro delle associazioni familiari presenti in un territorio, si costruiscono nuove reti associative, per far convergere tutti i soggetti che si occupano di famiglia in progetti comuni.