Parlare di Carlo Bo, don Italo Mancini, Paolo Volponi e Giancarlo De Carlo in modo nuovo e con riconoscenza è l’ultima avventura culturale del Circolo Acli-Centro Universitario: incontri impostati sul personaggio “che ho conosciuto”. A fine gennaio volevamo ricordare Carlo Bo, dopo lo splendido medaglione del Centenario del card. Gianfranco Ravasi al Teatro Sanzio e prima della commemorazione ufficiale in Senato da parte di Sergio Zavoli. Non si trattava di cercare una formula ma di agire con intelligenza nell’amicizia per un maestro. E siccome nella nuova sistemazione del Circolo, dopo la ripresa con la Libreria Goliardica Officine, si è  realizzato un piccolo teatro, abbiamo iniziato i “Caffè letterari”. Tali incontri sono  agili, di breve durata con testimonianze di 5 minuti sulla scena, alternate a letture di testi e a musica dal vivo con voci fuori campo. A Bo ne abbiamo dedicati due con  riferimento al suo libro “Parole sulla città dell’anima”, a cura di Gilberto Santini, I luoghi e la storia 4, Città di Urbino 1997.
I quattro autori fanno parte della cultura urbinate, esprimono un umanesimo legato a quello rinascimentale, che porta il segno di armonia e bellezza, di architettura e musica, di dialogo e convivialità. Carlo Bo ha amato l’università e la città, Volponi il paesaggio e l’Appennino contadino, don Italo i giovani, la gente e il laboratorio dell’intelligenza, De Carlo la città come urbanesimo e socialità. Sono quindi testimoni delle risorse spirituali di Urbino, che abbiamo bisogno di conoscere  meglio attraverso un dialogo d’umanità.
Il filosofo dell’ospitalità dei volti e l’inventore dell’Istituto di scienze religiose è stato  ricordato da Piero Guidi, Giorgio Londei, Cino Sassi, Graziano Ripanti, Raniero Bartolucci, Oliviero Luslini, Carlo Maggioli, Galliano Crinella, Piergiorgio Grassi e il sindaco Franco Corbucci. Da Aggiungere il canto della soprano Maria Sassi, Michele Bartolucci al violino e Alessandro Veneri all’organo, insieme alle letture di Maria Grazia Sassi e Anna Pretelli, modulate su un libro della sapienza moderna: Italo Mancini, “Tre follie”, Camunia 1986.
Paolo Volponi ha suscitato un’adesione corale e un dibattito senza fine attraverso il suo libro d’arte “Cantonate di Urbino”, a cura di Ercole Bellucci, Stibu/Il Colle 1985, grazie alla conduzione di Laura Ercolani ed alla partecipazione della Signora Giovina Volponi.
L’ultimo Caffè letterario è stato dedicato all’architetto De Carlo, l’interprete della “inesauribile magnificenza” di Urbino, il discusso interlocutore quotidiano del volto della città di Raffaello, ma l’artefice dell’idillio che esalta il Palazzo Ducale, il paesaggio e l’umanesimo sensibile alla modernità. Ha condotto l’incontro Tiziana Fuligna in dialogo con Giorgio Londei, Carlo Giovannini, Giuseppe Vagnerini, Bruno Sirotti, Sergio Ferri e Silvia Cuppini. Scrive De Carlo: “L’esperienza di Urbino è per me una mappa alla quale continuamente mi riferisco per capire il mio itinerario passato e futuro”. E’ un discorso completo caro a tutti i partecipanti, anche chi ha letto come Amleto Santoriello, Giulia Volponi, Davide Bianchi e Elena Ragni, chi ha organizzato come Emanuele Meneghelli, Giovanni Buldorini, Ros Indino, Roberto Fabbri. Una collaborazione ampia e cordiale, che stimola altre iniziative.
Gastone Mosci