Roma, 22 aprile 2016 – «Il messaggio della Cei per il Primo Maggio interpella tutti, pone la necessità non più rinviabile di un cambiamento di mentalità», afferma Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, commentando il documento della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro. «Bisogna ripartire dal riconoscimento della sostenibilità del vivere per tutti per camminare insieme senza escludere nessuno. C’è bisogno di esperienze che rompano con la “globalizzazione del paradigma tecnocratico”, le cui politiche monetarie e di bilancio su misura dei grandi interessi finanziari, sono la causa principale della crisi del lavoro».
I Vescovi rilevano che la crisi economica che perdura nella sua severità, dà luogo ad una deriva del lavoro preoccupante che mette in secondo piano dignità, diritti, salute. «Compete alla politica – sostiene Bottalico – fermare questa deriva. Innanzitutto, accogliendo la proposta avanzata nel messaggio di uno strumento di contrasto alla povertà che poggi su basi universalistiche e supporti le persone che hanno perso il lavoro. Un obiettivo che le Acli, all’interno dell’Alleanza contro la povertà, e con il progetto del Reddito di inclusione sociale, considerano irrinunciabile ed urgente e che chiedono al governo ed al parlamento di impegnarsi a realizzarlo in modo che possa partire già dal prossimo anno.
Al lavoro che manca occorre rispondere con politiche espansive capaci di sconfiggere la deflazione, di rianimare la domanda interna, di ricreare un clima di fiducia, di reperire le risorse per un grande piano per il lavoro (opere pubbliche, prevenzione dei rischi ambientali, valorizzazione del patrimonio artistico, del turismo, dell’eccellenza agroalimentare) e per la reindustrializzazione dell’Italia, invocata ormai anche dagli imprenditori. Alla classe politica è richiesta una grande responsabilità, quella di perseguire nei fatti tali politiche e di impegnarsi senza lasciare nulla di intentato per modificare o rimuovere ad ogni livello quei vincoli che le impediscono.
In mancanza di questo rimarrà solo un lavoro scarsamente pagato e tutelato, un aumento della polarizzazione tra classi sociali ed aree territoriali. Il crescente distacco di alcune zone del Mezzogiorno dal resto del Paese costituisce un grande problema nazionale rispetto a cui il richiamo della Cei appare motivato: “colpisce e inquieta la mancanza di consapevolezza rispetto al fatto che il destino delle diverse aree del Paese non può essere disgiunto”, così come – conclude Bottalico – quello dei vari ceti sociali e di ciascuno degli stati che compongono l’Europa. Il prossimo Primo Maggio sia l’occasione per tutti di accorgersene».
In allegato il comunicato