Le Acli sono in prima linea nell’attuazione della legge contro la povertà e nell’attuazione del ReI, cioè del Reddito di Inclusione. All’approvazione della legge si è giunti grazie all’impegno e alla forte pressione dell’Alleanza contro la povertà che raccoglie 35 organizzazioni della società civile, fra le quali le Acli e la Caritas. L’Alleanza contro la povertà non si è limitata a fare generiche richieste, ma, come è stato riconosciuto da tutti, ha anche formulato precise proposte, in gran parte poi accolte dalla legge. La ripresa economica che si sta consolidando fa crescere i posti di lavoro, ma per ora produce soprattutto una occupazione precaria; i dati dell’Istat dimostrano invece che continua a crescere la povertà assoluta. La nuova legge non potrà certo risolvere il problema della povertà: è solo un primo passo; con i fondi previsti, infatti, si potrà aiutare solo una parte dei poveri, ma i fondi aumenteranno nei prossimi anni. È chiaro a tutti che il problema della povertà potrà essere risolto solo creando nuovi posti di lavoro: per questo la crescita dell’occupazione (e di una buona occupazione) deve essere l’obiettivo prioritario di ogni Governo che voglia dare un futuro al nostro Paese. Tuttavia l’importanza della nuova legge è evidente: il REI è una misura strutturale, cioè una voce permanente del bilancio dello Stato, e non è soltanto un sussidio economico, ma è un insieme di misure che, tramite “progetti di attivazione” sociale e lavorativa, hanno l’obiettivo di accompagnare i beneficiari del REI a rientrare nel mondo del lavoro o comunque a divenire autonomi. Dal 1 dicembre 2017 si possono presentare le domande di accesso al ReI presso i Comuni o gli Ambiti Territoriali Sociali e si potrà richiedere il reddito di inclusione, misura reddituale prevista dalla legge 33/2017 per contrastare la povertà, che diventerà operativa a partire dal 1 gennaio prossimo. Possono beneficiare della misura i nuclei familiari in possesso dei requisiti richiesti dalla legge; otterranno così: 1) un beneficio economico; 2) un progetto personalizzato di attivazione ed inclusione sociale e lavorativa per superare la condizione di povertà. Dal luglio 2018 il ReI diventerà una misura universale aperta a tutte le famiglie in grave povertà, non solo alle categorie già individuate (nuclei familiari con almeno un figlio minore – Nuclei familiari con un figlio disabile – Nuclei familiari con donna in stato di gravidanza – Nuclei familiari con una persona di 55 anni o più in stato di disoccupazione) Dell’attuazione del ReI si è discusso nell’incontro organizzato dall’Alleanza marchigiana contro la povertà che si è svolto ad Ancona il 4 dicembre presso la sede del Centro Servizi Volontariato sul tema: “Le Marche dal SIA al ReI”. L’incontro è stato introdotto dai due portavoce per le Marche: Fabio Corradini, responsabile Welfare e le Politiche Sociali delle ACLI Marche e Simone Breccia, responsabile Welfare Caritas Marche; i problemi connessi all’erogazione prima del SIA e ora del ReI sono poi stati analizzati da Francesco Marsico, vicedirettore nazionale della Caritas. L’incontro ha ribadito il ruolo chiave delle Regioni che sono chiamate a promuovere strategie integrate tra politiche sociali, politiche attive del lavoro e formazione professionale. Dall’incontro è emerso poi che non basta potenziare i servizi pubblici e realizzare percorsi formativi per gli operatori locali. Si devono attivare anche i soggetti del Terzo settore impegnati nel Welfare e in particolare le associazioni ed enti che hanno dato vita all’Alleanza contro la povertà. Marsico, infatti, ha illustrato i dati emersi a livello regionale della ricerca per il monitoraggio, del SIA (Sostegno per l’Inclusione Attiva) relativamente all’anno 2017, promossa proprio dall’Alleanza contro la Povertà in Italia, al fine di valutare i possibili meccanismi di implementazione di tale misura, individuando le dinamiche che ne ostacolano o favoriscono il successo. L’indagine ha messo in luce proprio queste criticità nonostante la predisposizione di progetti personalizzati da parte degli Ambiti Territoriali Sociali marchigiani (11 ATS ne hanno realizzati il 76%, 4 ATS tra il 51% ed il 75%, 4 ATS tra il 50% ed il 26%, 2 ATS intorno al 25%), risultano infatti carenti gli interventi di inclusione lavorativa e le esperienze di lavoro attivate direttamente da ATS, Comuni e Servizi per l’impiego attraverso tirocini, cantieri sociali, prestazioni di lavoro socialmente utile, assegni di ricollocazione individuale, microcredito per attività autonome/d’impresa. Tre le difficoltà principali: ruolo insufficiente dei Centri per l’impiego; debolezza degli interventi destinati all’inserimento lavorativo e alla formazione professionale; carente la co-progettazione con il Terzo settore. Ormai è chiaro: la presa in carico delle situazioni di povertà comporta la creazione di una rete di servizi che, oltre ai Centri di Assistenza fiscale (che devono produrre la certificazione ISEE) e gli Enti di Patronato (che possono svolgere un importante ruolo informativo, grazie alla loro capillare diffusione sul territorio regionale), coinvolga i Comuni e gli Ambiti Territoriali Sociali, i Centri per l’Impiego, i Centri di formazione professionale e altri servizi territoriali (sanità, scuola, ecc) ed Enti del Terzo Settore. Dalla qualità di questa “infrastruttura sociale” dipende il futuro non solo del ReI come strumento innovativo, ma soprattutto delle persone che vi faranno affidamento. Senza un intervento organico che mobiliti le istituzioni pubbliche, il Terzo settore e le forze sociali non si riuscirà a ridurre in modo significativo l’incidenza della povertà. Siamo però solo all’inizio del percorso. Infatti, la vera sfida del ReI, è fare in modo che ogni “cittadino povero con la sua famiglia” possa ricevere un adeguato “pacchetto di riposte”, composto sia da un contributo economico sufficiente a raggiungere uno standard di vita decente, sia da servizi del welfare locale capaci di offrire la concreta possibilità di modificare il proprio percorso esistenziale e quello della propria famiglia per farli uscire dallo stato di bisogno e di povertà.