La Giornata mondiale dell’ambiente, celebrata il 5 giugno, è stata una nuova occasione per riflettere sullo stato di salute del nostro ecosistema. Domenica scorsa in tanti hanno ripetuto che il riscaldamento del nostro pianeta non è più un’opinione: i ghiacciai che si sciolgono facendo aumentare il livello degli oceani stanno lì a dimostrarlo. Abbiamo tutti la sensazione che finalmente a livello di consapevolezza dei problemi qualcosa stia cambiando, sia fra i governi che fra i cittadini. Ma la crescita della consapevolezza non basta: servono scelte concrete e serve una visione complessiva dei problemi. E soprattutto serve ragionare con la testa e non con la pancia, come spingono a fare i populismi che si stanno espandendo anche in Europa. Nell’enciclica «Laudato si’» papa Francesco ha insistito più volte su un concetto fondamentale: serve una ecologia integrale. Abbiamo bisogno di una politica che affronti la questione ambientale con un approccio integrale. Abbiamo bisogno di uno sviluppo sostenibile sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico e sociale, perché tutto è collegato. Ad esempio, fra le cause delle migrazioni, almeno di quelle sub-sahariane, vi è anche un problema ambientale: la desertificazione che avanza. L’impiego massiccio di sostanze chimiche (fertilizzanti, pesticidi e antiparassitari) sta impoverendo i suoli, sta riducendo la biodiversità, ma sta anche inquinando le falde acquifere, con effetti disastrosi sui più poveri del mondo. Altrettanto avviene con la deforestazione. E’ ormai evidente che la pace, lo sviluppo e la protezione dell’ambiente sono interdipendenti e indissociabili. Serve un nuovo modello di economia. Ma, più in generale, serve un nuovo modo di convivere: le crisi ambientali, le guerre e le migrazioni ci dicono che se vogliamo avere un futuro dobbiamo giungere a un uso sostenibile delle risorse della natura e a rapporti più giusti e più solidali fra gli uomini. Un mondo nuovo è possibile, ma deve essere basato su valori diversi da quelli oggi dominanti; come ha scritto Carlo Petrini in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, il mondo nuovo deve essere basato «su valori che sostituiscano termini come competitività, mercato, efficienza e crescita con altri termini come reciprocità, cooperazione, comunità, condivisione».