In questa fase pandemica che ha sconvolto l’intero sistema del welfare socio-sanitario, ancora una volta la famiglia è rimasta sola a sostenere tutte le carenze e le criticità del sistema. Una categoria in grande sofferenza sono i ragazzi, gli adolescenti, sottoposti a seguire un continuo “stop and go” tra la didattica a distanza e in presenza, travolti dalla pandemia nelle loro relazioni quotidiane, nella mancanza di attività socializzanti ed aggregative, posti di fronte agli schermi di computer, smartphone e tablet, esposti all’uso spesso senza controllo di social e video giochi.
L’altra categoria, gli anziani, che per primi hanno pagato il conto più alto, assieme con loro le categorie fragili come i disabili fisici e psichici, le quali sono state costrette a rimanere barricate in casa o chiuse nelle strutture residenziali, dove il virus ha colpito duramente. Anche qui è stato chiesto alla famiglia di cercare di ridurre il danno.
L’Arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, aveva presentato lo scorso febbraio, il documento “La vecchiaia. Il nostro futuro. La condizione degli anziani dopo la pandemia” ricordando anche l’istituzione da parte di Papa Francesco della “giornata mondiale dei nonni e degli anziani”. Con la pandemia, quella cultura dello “scarto” che papa Francesco ha più volte richiamato, ha causato tragedie innumerevoli abbattutesi sugli anziani. In tutti i continenti la pandemia ha colpito innanzitutto chi è vecchio. I dati dei decessi sono brutali nella loro crudeltà. Nel sistema di cura e assistenza degli anziani molto è da rivedere. L’istituzionalizzazione degli anziani nelle case di riposo, in ogni paese, non ha garantito necessariamente migliori condizioni di assistenza, tanto meno per chi tra loro è più debole. E’ necessario un serio ripensamento non solo relativamente alle residenze per gli anziani, ma in merito all’intero sistema assistenziale del vasto popolo di anziani che oggi caratterizza tutte le società.
La riforma della non autosufficienza non può più attendere, è impensabile dimenticare quello che è accaduto. Due gli assi portanti: lo sviluppo dei servizi domiciliari socio-sanitari e la riqualificazione delle strutture residenziali.
“In questo contesto – dice il presidente regionale delle Acli Marche Luigi Biagetti – le ACLI si sono poste il problema di come sostenere le famiglie e soprattutto i cosiddetti caregiver, coloro cioè che si fanno carico delle debolezze dei propri cari pur di consentire loro di rimanere nella propria abitazione. Al fine di rispondere ai bisogni crescenti delle famiglie le Acli hanno rafforzato il lavoro dei Punti Acli Famiglia, uno sportello a disposizione delle famiglie per ricevere informazioni, consulenza, tutela dei propri diritti e orientamento ai vari servizi del territorio. L’attività dello sportello è sostenuta dall’attività del Caf Acli e del Patronato Acli per quel che riguarda l’accesso alle agevolazioni, Isee o la consulenza alle famiglie per i rapporti di lavoro con le assistenti familiari.
Le Acli delle Marche si sono impegnate in questo anno nella promozione del progetto “Famiglie al centro”, finanziato dalla Regione Marche con i fondi del Terzo settore, progetto che ha l’obiettivo di promuovere attività formative e di consulenza alle famiglie con soggetti non autosufficienti a carico, anche usando le nuove tecnologie della comunicazione. Papa Francesco ha ricordato a tutti che, dalla pandemia, non si esce come prima: o siamo migliori oppure peggiori. Dipende da noi e da come, già da oggi, costruiamo il futuro”