Scommesse abusive, gioco illegale on line , macchinette vietate dalle norme, ma anche infiltrazioni delle mafie, dalla ‘ndrangheta a cosa nostra, camorra e sacra corona unita. E’ una parte del poco tranquillizzante spaccato emerso in un anno di indagini della Guardia di Finanza nel settore dei giochi e delle scommesse. Secondo i dati del bilancio operativo del 2015, diffusi oggi, nell’anno passato le Fiamme gialle hanno chiuso 643 indagini di polizia giudiziari, eseguendo 5.765 interventi, con 6.103 soggetti “verbalizzati” e il sequestro di 576 apparecchi da gioco e 1.224 postazioni di raccolta scommesse abusive. Le indagini hanno consentito di individuare e “recuperare a tassazione” circa 36 milioni di euro di euro dovuti all’erario, in base alle imposte sulle scommesse. Nel corso delle indagini, sono stati individuati 11 minorenni coinvolti a vario titolo nelle violazioni. Inoltre, dopo la finestra aperta dalla legge di stabilità 2015 (che ha introdotto una procedura di emersione per gli operatori che offrono scommesse per conto di bookmaker esteri privi di concessione, che, dai dati in possesso dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ha riguardato circa 2.200 soggetti) dal 15 al 21 giugno scorso è stato effettuato un “Piano operativo di controllo” interforze nei confronti dei circa 5mila operatori che non avevano aderito all’emersione. La Gdf ha effettuato 846 interventi, con la denuncia di 371 persone e il sequestro di 104 punti di raccolta di scommesse abusive.

I tentacoli delle piovre mafiose
Il settore dei giochi e delle scommesse, spiega il tenente colonnello della Guardia di Finanza Cosmo Virgilio, continua ad avere una “forte attrattiva per le organizzazioni criminali per via dei grossi guadagni ottenibili e come ulteriore canale per riciclare e reimpiegare i proventi illeciti” di altri reati. In un anno di inchieste, la Gdf ha potuto confermare che l’interesse delle mafie e dei gruppi criminali nel mondo dei giochi riguarda diversi settori: “Gli apparecchi da intrattenimento, soprattutto per i casi di imposizione e di installazione forzata presso i locali pubblici”, di gestione delle attività commerciali e di sale da gioco tramite prestanome e per i casi di utilizzo di apparecchi con schede di gioco illegalmente modificate; il giro delle scommesse sportive, con “imprese fittiziamente intestate a terzi, siti internet non autorizzati e allibratori e società estere”; l’universo del gioco on line, grazie al supporto di personaggi dotati “di particolari competenze tecniche per la costituzione di siti di gioco e scommesse illegali”. Ai sensi della normativa antimafia, nel 2015 la Guardia di Finanza ha sequestrato 45 complessi aziendali operanti nel settore, per un valore di oltre un miliardo di euro. Fra le inchieste più rilevanti l’operazione “Gambling”, svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria, che 28 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 13 arresti domiciliari ( e il sequestro di 45 imprese, 1.500 punti commerciali e 82 siti internet) ha smantellato una rete di affiliati alla ‘ndrangheta, che, avvalendosi di società estere con sede a Malta, esercitava abusivamente l’attività del gioco in tutta Italia, attraverso una ramificata rete di Centri di trasmissione dati (Ctd) collegati a bookmaker esteri privi di concessione italiana, sottraendosi al pagamento delle imposte e riciclando un’enorme mole di denaro “sporco” attraverso l’utilizzo di conti di gioco intestati a persone compiacenti o inconsapevoli. Con l’indagine “Criminal games” del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, invece, è stato confermato l’interesse del clan camorristico dei Casalesi nella gestione di attività di gioco tramite apparecchi e scommesse on line nelle province di Caserta e Napoli e nel Lazio, grazie a legami con la malavita romana. Al termine delle indagini, sono stati arrestati 28 indagati e sequestrati beni per un valore di 38 milioni di euro.

I trucchi per le frodi
Nel corso delle indagini e degli interventi ispettivi sono state riscontrate diverse tipologie di frodi. La principale consiste nella “manomissione e alterazione degli apparecchi da gioco con vincita in danaro”. Gli investigatori della Guardia di Finanza riferiscono di casi di “installazione di dispositivi che permettono di gestire una modalità di gioco alternativa a quella lecita, omettendo l’invio dei dati alla rete telematica gestita dallo Stato con conseguente evasione”. Il trucco usato è quello dell’inserimento di una “doppia scheda” di gioco, ben nascosta all’interno di un doppio-fondo posto alla base dell’apparecchio che “legge” le giocate clandestine non comunicate alla rete telematica dei Monopoli. Poi ci sono i “casi di utilizzo di congegni vietati e completamente illegali, con manomissione di vecchi apparecchi di videogiochi, con diversi pulsanti di funzionamento” oppure l’istallazione dei cosiddetti “totem”, apparecchi illegali forniti di un computer che si collega alla rete internet e ai siti di gioco on line, sia legali che non autorizzati. Infine, la Gdf continua a individuare e a reprimere la raccolta abusiva di scommesse per conto di allibratori esteri, tramite l’utilizzo di Centri trasmissione dati (Ctd) non autorizzati, che accettano scommesse vietate, riscuotendo poste di gioco e liquidando le relative vincite.

85 miliardi di gioco, 8 miliardi di entrate 
In generale, in base all’esame dei dati sulla raccolta complessiva derivante dai giochi pubblici legalmente autorizzati, emerge come la forte crescita registrata nel periodo dal 2008 al 2012 – in cui è passata da 47,5 miliardi a 88,5 miliardi di euro – si sia stabilizzata negli ultimi anni, nonostante l’attuale condizione generale di crisi economica, con un livello di raccolta di 84,7 miliardi nel 2013 e 84,5 miliardi nel 2014. Analogamente le entrate, dopo gli 8,8 miliardi di euro del 2009, si sono assestate intorno agli 8 miliardi mediamente registrati nell’ultimo triennio.

Da avvenire del 10 marzo