Le ACLI e l’IPSIA, l’ONG di cooperazione internazionale delle ACLI, hanno partecipato a metà maggio alla Carovana Solidale per Gaza, che ha raggiunto il valico di Rafah, al confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza. Un’iniziativa che, oltre a manifestare la propria concreta solidarietà al popolo palestinese, ha voluto denunciare l’inaccettabile assenza e l’incomprensibile mutismo della comunità internazionale di fronte ai crimini di guerra e alla tragedia umanitaria in corso a Gaza: stragi di civili, di donne e di bambini; due milioni di profughi privi di cure, di ospedali, di case, di cibo; anziani, donne e bambini sconvolti da morte, sofferenze, malattie, fame e denutrizione.
Il significato profondo dell’iniziativa è stato sottolineato da Marco Calvetto, presidente nazionale di IPSIA Acli: «Con questa Carovana abbiamo voluto interrompere il silenzio che circonda quanto sta accadendo a Gaza. Un silenzio che si fa complicità, davanti all’inazione dei governi che non intervengono per fermare crimini contro l’umanità. A Gaza c’è una crisi umanitaria, ma anche una crisi dell’umanità. Una crisi dell’Occidente, che vede fallire il proprio modello di diritto e di giustizia».
«Di fronte all’orrore che si consuma a Gaza, non possiamo permettere che cali il silenzio. Le ACLI continueranno a levare la propria voce perché si fermi la violenza, si aprano i corridoi umanitari e si riconosca pienamente la dignità del popolo palestinese. La pace non è un sogno, è un dovere politico e morale»: ha dichiarato Italo Sandrini, vicepresidente nazionale ACLI.
Di fronte all’impossibilità di entrare nella Striscia, i rappresenti delle varie Associazioni che hanno promosso la Carovana solidale hanno dato vita a una manifestazione al valico di Rafah, chiedendo con forza: il cessate il fuoco immediato; l’apertura permanente del valico di Rafah per gli aiuti umanitari, la fine delle operazioni militari e il rispetto del diritto internazionale.
Le ACLI ribadiscono il proprio impegno per la pace, i diritti umani e la giustizia internazionale. Quanto accade a Gaza non può lasciarci indifferenti. La nostra voce continuerà a levarsi, più forte e più determinata, perché nessuno possa dire di non sapere.