Viene chiamata Festa, viene data una mimosa e va ricordata la Donna in quanto straordinaria.Serve un giorno per ricordare la straordinarietà delle donne? Lavoratrici, imprenditrici, madri, figlie, nipoti, ingegneri, architette, avvocate, capocantiere, capo carpentiere, artista, scrittrice, illustratrici, cantanti, insegnanti, sportive, chef, medici… Serve un giorno per ricordarcelo? Che la Donna è Tutto e non solo.

Serve un giorno per ricordare che dobbiamo combattere ancora per la parità salariale? Che ogni giorno va vissuto nel rispetto senza discriminazioni? Che la Donna è vista dalla società come colei che deve sacrificarsi… E così penalizzata, come in questo periodo di crisi, perdendo il lavoro o costretta a scegliere…

Questo giorno serve per GRIDARE e ricordare ogni DIRITTO conquistato e ogni DIRITTO da conquistare.

Siamo Donne, la realizzazione dei nostri sogni, libere da cliché, stereotipi e pregiudizi.

 La coordinatrice Donne Acli regionale Marche e provinciale AP Giorgia Spurio

 

Fare la differenza. Il contributo delle donne per la crescita della società e della democrazia

Il rispetto delle regole democratiche richiederebbe che la metà della popolazione mondiale, quella femminile, avesse una paritaria rappresentanza negli organismi direttivi e nelle istituzioni, ma anche nella società in generale. Tuttavia, ciò tarda a verificarsi, anche nel Paese occidentale più avanzato, che spesso viene preso a riferimento per la capacità di innovazione sociale.

In un mondo sferzato dalla pandemia questo tema è tutt’altro che secondario; diviene, anzi, centrale, considerando la stessa gestione dell’emergenza sanitaria e il funzionamento della democrazia, affinché non si producano ulteriori linee di frattura e di discriminazione oltre quelle già aperte, che l’emergenza sanitaria rischia di dilatare.

L’epidemia ha evidenziato che le donne sono ancora vittime di disuguaglianze che le svantaggiano. Durante questi mesi di crisi si sono ininterrottamente impegnate in attività di produzione e riproduzione sociale, pur esposte a molteplici pericoli. Sono in prima fila nella guerra al virus, perché concentrate nelle professioni direttamente coinvolte nell’azione di contrasto o nelle attività essenziali. La segregazione professionale ha femminilizzato alcuni settori, tradizionalmente legati alla cura e ai servizi, che sono però anche i più investiti dalla crisi sanitaria. In un mercato del lavoro come quello italiano, dove la componente femminile prevale tra chi ha un contratto precario o a termine, è questa ad essere più esposta al rischio di perdere l’occupazione. Come in tutte le pandemie mondiali a rischio c’è anche l’incolumità delle donne e la loro salute, a partire da quella sessuale e riproduttiva, perché le risorse dirottate per contrastare il virus possono comportare maggiori rischi di mortalità materna e neonatale. Senza contare la crescita delle forme di violenza sulle donne registrata in pandemia.

Ciò che, invece, appare evidente è che occorre “fare la differenza”, segnando una discontinuità netta rispetto al passato e aprendo davvero al contributo che la diversità di genere può apportare. Il divario tra i sessi è lontano dall’essere superato ma l’apporto femminile può imprimere una svolta, specialmente in tempi difficili come quelli presenti, se si creano le condizioni per l’espressione delle potenzialità femminili. Purtroppo il 2020 ha segnato una battuta d’arresto nel superamento delle disuguaglianze di genere, se non un’inversione di tendenza, a causa del Covid-19. Bisogna necessariamente ripartire da qui, se si vuole rilanciare il Paese.

 

Coordinamento Donne Acli Nazionali