L’Italia da molti anni è attanagliata da una crisi economica che sembra non voler finire. Essa pare manifestarsi in modo assai differente da come avviene negli altri Paesi e da come si poteva immaginare. I motivi di queste differenze sono molteplici: la mancanza di un piano industriale, l’elevata disoccupazione, la mancanza di infrastrutture, un notevole tasso di corruzione e di criminalità organizzata…
In questo difficile quadro si è fatto sempre più concreto per quote maggiori di popolazione, prima immuni, lo spettro della povertà sia relativa che assoluta: dal 2009 a oggi è passata dal 10,8% al 12,7%, la prima, e dal 4,7% al 6,8%, la seconda [cfr. Istat, 2013]. La povertà in Italia appare, purtroppo, più l’esito di un sistema ormai incapace di distribuire le risorse in modo equo tra la popolazione che un effetto transitorio connesso direttamente alla crisi in atto. Una conferma di questa ipotesi è fornita dal peggioramento delle condizioni economiche dei lavoratori italiani. Infatti, sia la povertà relativa che la povertà assoluta registrano un incremento tra le famiglie di operai, tra quelle con tutti i componenti occupati, con occupati e ritirati dal lavoro, con persona di riferimento dirigente o impiegato [cfr. Istat, 2013].
Le informazioni statistiche dimostrano che siamo in presenza di un indebolimento dei ceti medi e delle fasce popolari della nostra società, che rischiano di uscire dalla crisi in atto fortemente impoverite. Si sente l’urgente bisogno, quindi, di una strategia di contrasto efficace, in grado di agire direttamente sul problema della povertà, in particolar modo quella assoluta. È questo l’obiettivo della proposta avanzata dalle Acli in collaborazione con Caritas Italiana, lo scorso 24 luglio. Si tratta del Reddito d’Inclusione Sociale, una misura di sostegno alle famiglie cadute nella trappola della povertà assoluta. È rivolta a tutte le persone in difficoltà residenti in Italia e prevede, oltre al trasferimento monetario, anche la somministrazione di servizi: un mix che potrebbe aiutare i cittadini poveri a iniziare un percorso che possa condurli fuori dalle secche dell’indigenza. Il contributo monetario è pari alla differenza tra il reddito dell’utente e la soglia di povertà assoluta Istat. Gli importi variano a seconda del costo della vita registrato nel luogo di residenza dell’assistito. Le persone prese in carico dovranno, inoltre, nel limite delle loro possibilità, impegnarsi a cercare lavoro tramite i servizi per l’impiego e frequentare i corsi di formazione che, di volta in volta, saranno proposti loro.
Un ruolo importante nella gestione del Reddito d’Inclusione lo avranno i Comuni, ai quali sarà affidata la regia. Il Terzo settore sarà chiamato a co-progettare gli interventi e anche alla realizzazione, quando possibile, dei servizi. L’introduzione della misura sarà graduale e durerà quattro anni. Ogni anno verrà incrementato il finanziamento iniziale di un quarto del valore complessivo. Si procederà in modo da assistere all’inizio le famiglie con maggiori difficoltà, fino a includerle tutte alla fine del processo di implementazione. Il costo totale è di circa 6 miliardi di euro, quando il Reis entrerà a pieno regime.
La misura Acli-Caritas sarà universale e, se concretamente attuata, costituirà il primo livello essenziale delle prestazioni sociali in Italia.

David Recchia
ACLI Nazionali