Nel 2010 il Forum del Terzo Settore, che raccoglie il mondo del volontariato, della cooperazione e dell’associzionismo democratico, ha elaborato un Libro verde che ha intitolato Le sfide dell’Italia ch investe sul futuro. In questa pubblicazione  il Terzo Settore così descrive le profonde trasformazioni che hanno investito il nostro Paese negli ultimi due decenni: la società italiana è ormai una società più individualista; è una società molto più frammentata; è una società più sperequata nella distribuzione dei redditi (cioè con più disuguaglianze sociali e quindi più ingiusta); è una società più impaurita, dominata da un diffuso sentimento di insicurezza e di sfiducia (e quindi più chiusa ed egoista); è una società in cui non si riesce a debellare corruzione, illegalità, evasione fiscale e criminalità organizzata.
 Di fronte a questa Italia e a quello che sta succedendo nella nostra Italia negli ultimi anni, io, in certi momenti, mi vergogno di essere italiano. Tuttavia la trentennale esperienza e l’ancora attiva presenza nel mondo del volontariato e dell’associazionismo mi fanno a reagire a questi momenti di sconforto, non con il mugugno o con la semplice arrabbiatura, ma piuttosto con l’impegno costante e testardo,  nello sforzo di cambiare questa situazione. Come ciascuno di noi può contribuire alla rinascita morale, economica, sociale e culturale del nostro Paese? La risposta a questa domanda per me è chiara: serve un nuovo Risorgimento.
 Questa risposta nasce intanto da una consapevolezza: la politica da sola non è in grado di autoriformarsi. Ma se la politica non riesce ad autoriformarsi, ancora più grande diventa la responsabilità dei cittadini singoli o associati. Io penso che conviene operare non in modo isolato,  ma in modo organizzato. La società civile, il volontariato e il mondo dell’associazionismo, quindi, oggi sono chiamati a dare un contributo importante, un contributo però non solo specifico, nel settore di impegno dell’associazione, ma complessivo. Perché la rinascita del nostro Paese deve essere complessiva e non può avvenire solo a livello economico, come spesso si pensa e oltretutto seguendo le solite vecchie logiche economiche e senza neppure prendere in considerazione l’ipotesi che sia possibile un modello di sviluppo diverso da quello attuale.
 Un nuovo Risorgimento, dunque, ma per fare che cosa? In estrema sintesi, credo che tre debbano essere gli obiettivi per i quali impegnarsi in modo convinto, nel difficile momento storico che sta vivendo il nostro Paese: 1) praticare la giustizia (e la legalità) in modo da costruire una società più giusta; 2) ricostruire i legami sociali, puntando a rafforzare il senso dello Stato, così debole in Italia; 3) ridare centralità al lavoro, puntando a ridurre l’intollerabile precarizzazione del lavoro (soprattutto giovanile, ma non solo) che si è prodotta negli ultimi anni. Sono tre settori di impegno nei quali chiunque di noi, se vuole, può dare un contributo significativo.
La nuova Italia che dobbiamo sognare non può nascere dall’alto: deve nascere dal contributo dei semplici cittadini e soprattutto di chi non ha le incrostazioni mentali e gli interessi economici degli adulti, cioè dai giovani. Ma giovani che siano ancora capaci di sognare; così come sognavano un’Italia non solo unita, ma anche diversa e migliore i giovani del Risorgimento. E’ questo, io penso,  il nuovo Risorgimento di cui l’Italia oggi ha bisogno.

Marco Moroni