Ci vuole tanto a varare una norma che dica semplicemente: nessuna forma di pubblicità del gioco d’azzardo è ammessa? Evidentemente sì. Dopo anni di documentate denunce, di accorati appelli e di civili battaglie, alla fine si annuncia uno “stop limitato”. Due volte limitato. Non tocca le sponsorizzazioni garantite dai signori di Azzardopoli e riguarderebbe soltanto televisione e radio “generaliste” quanto basta per creare una sorta di “fascia protetta” tra le 7.00 e le 22.00 di ogni giorno. Meglio di niente, certo. È però inevitabile chiedersi perché mai quando si tratta di compiere scelte di chiarezza e di civiltà su questioni socialmente sensibili, come appunto l’arginamento dell’azzardo, da Governo e Parlamento (dove pure non mancano sensibilità acute) arrivino decisioni all’insegna del “vorrei, ma non posso, o posso solo fino a un certo punto”. Continuare a lasciare ampio spazio e stringente potere di condizionamento (anche sui media) alla propaganda dell’azzardo significa continuare ad alimentare un settore economico che non produce lavoro buono e beni utili, ma risucchia e distrugge ricchezza e vite umane. Significa continuare a incentivare l’anti-cultura della ricerca rischiosa del profitto a ogni costo, che per principio e finalità è egoistica, rapace, fomentatrice di dipendenza e, dunque, in molti modi patologica. Più tardi arriviamo a capire tutto questo e ad agire di conseguenza, più guasti umani ed economici continueremo a subire e ad accumulare. E più fatica faremo a sanarli. L’impossibilità, senza eccezioni, di pubblicizzare l’azzardo è una delle strade giuste che dobbiamo deciderci a prendere. Proprio come la strada che, su un altro e non lontano fronte, porta di nuovo a dividere banche al servizio dei risparmiatori e banche d’affari al servizio della finanza e della speculazione approfittatrice. Che dell’azzardo è figlia. La logica del rincorrere e del tamponare e non del prevenire, moltiplica solo le vittime. Gli squassanti risultati sono sotto agli occhi di tutti quelli che vogliono vedere.
Da Anvvenire del 12 dicembre