GIOVANI FAMIGLIE: INDAGINE ACLI, TIRANO LA CINGHIA, LITIGANO PER I FIGLI, SOLO A CASA SI SENTONO AL SICURO

Sono state costrette dalla crisi economica a risparmiare sulla spesa alimentare, sui vestiti, oltre che sulle vacanze. I figli e la loro educazione sono il principale punto di disaccordo. Verso il mondo esterno mostrano insicurezza: solo a casa propria si sentono al sicuro. Sono le giovani famiglie italiane secondo il profilo tracciato dall’Iref, l’istituto di ricerca delle Acli, che in occasione della presentazione a Roma dei “Punto famiglia”, ha anticipato alcuni dati dall’Agenda delle famiglie italiane 2009. Un progetto di ricerca promosso dal Patronato Acli, dal Caf Acli e dalla Caritas italiana. La ricerca, che si propone di ricostruire l’Agenda della famiglie nel nostro paese, in un periodo particolarmente critico dal punto di vista economico e sociale, verrà ripetuta per tre volte nel corso del 2009, su un campione statisticamente rappresentativo delle diverse tipologie dei nuclei familiari italiani. I risultati della prima rilevazione campionaria, condotta su 1660 famiglie nel periodo 29 aprile/15 maggio 2009, verranno presentati nelle prossime settimane. I dati anticipati oggi, si riferiscono in particolare alla situazione delle famiglie con figli fino a dodici anni (ossia il 20,5% delle famiglie complessivamente intervistate). L’educazione dei figli il principale punto di disaccordo. Sono i figli e la loro educazione il principale pomo della discordia all’interno delle coppie con figli piccoli. Un dato che spiega la scelta delle Acli di promuovere con i “Punto Famiglia” percorsi di educazione alla genitorialità, servizi di consulenza psicologica e pedagogica. Nel 18,3% dei casi (quasi una coppia su cinque) è dunque l’educazione dei figli il primo motivo di discussione tra moglie e marito. Altri aspetti, seppur rilevanti, generano minore conflittualità nel rapporto di coppia: le scelte economiche (“come spendere i soldi” 10,4%); la divisione del lavoro domestico (10,3%); se la donna deve lavorare o meno (7,8%); la decisione di avere altri figli (7,6%); la mancanza di dialogo nella coppia (5,6%). 1 famiglia su 2 risparmia sul cibo Le famiglie sono state colpite dalla recessione. Lo si vede dalla contrazione dei consumi: il 52,5% è stato costretto a risparmiare sulla spesa alimentare (il 46,2% ha perfino dichiarato di fare economia sull’acquisto di pane, pasta e carne); il 57,5% ha tagliato sulla voce abbigliamento; il 57,4% ha ridotto le spese legate ai viaggi, mentre il 49% riduce le spese per svaghi e tempo libero. In generale la crisi ha modificato gli stili di vita familiari, che sembrano essere improntati (volenti o nolenti) ad una maggiore sobrietà: poco meno di due terzi delle famiglie negli ultimi tre mesi hanno acquistato prodotti a basso costo (63,4%); il 38,3% ha rinunciato ad un bene di consumo benché fosse necessario ad uno dei componenti del nucleo; il 37,5% ha, inoltre, risparmiato sulla cura della persona (parrucchiere, estetista, etc.); più di un quinto (22,2%) è stato infine attento ai consumi delle utenze domestiche (luce, acqua, gas). I “Punto Famiglia” rappresentano in questo senso per le famiglie la possibilità di unire – con i gruppi di acquisto solidale – risparmio, consapevolezza dei consumi e solidarietà. La casa come rifugio Il 72,6% delle famiglie – rivela l’indagine Iref – si sente al sicuro solo in casa propria; ben più bassa è la percentuale dei nuclei che preferiscono stare tra la gente (20,0%); mentre il 7,4% afferma di non sentirsi sicuro né in casa né fuori di essa. E’ forte, quindi, l’incertezza verso il mondo esterno. Al di là di questo sentimento generale di disorientamento, si fa largo la consapevolezza che, in caso di bisogno, si può fare affidamento sui principali attori istituzionali e non presenti nella propria comunità: il 35,6% si rivolgerebbe alla parrocchia; il 29,9% ai servizi sociali del comune; il 15,5% alle associazioni di volontariato. Il bisogno di socializzazione Da questo punto di vista, l’obiettivo dei “Punto Famiglia” – scrivono le Acli – è quello di costruire dei luoghi accoglienti di socializzazione, per «aiutare le famiglie a uscire dalle proprie case superando il senso di insicurezza e disorientamento». In un monitoraggio effettuato infatti in fase di sperimentazione dei primi Punto Famiglia, le famiglie intervistate (oltre 300 in 15 città) esprimevano i loro principali bisogni: informazioni, consulenze e servizi per la gestione della vita quotidiana (30%); attività con i figli e sostegno alla genitorialità (21%); incontro, confronto e scambio con le altre famiglie (13%); partecipazione ad attività ricreative (8%); aiuto concreto e sostegno psicologico (7%).