Il non profit secondo una recente studio dell’Università Bocconi pubblicato nel mese di marzo 2013 vale il 4,1% del pil nel nostro paese e questo dato è stato ottenuto sommando il valore economico del volontariato stimato in 8 miliardi di euro al valore delle entrate delle organizzazioni non profit di 38 miliardi.
Nella nostra regione Marche erano iscritte nel 2012 n° 221 cooperative sociali con 11.753 soci e 9.184 lavoratori che servono più di 75.000 cittadini utenti sviluppando con le cooperative di tipo b un numero stimato di 2.500 inserimenti lavorativi.
Le coop sociali marchigiane hanno un fatturato complessivo nel 2012 di oltre 260 milioni di euro.
l volontariato nel 2012 aveva 1524 associazioni che contano complessivamente circa 41.000
volontari che svolgono con continuità l’attività di volontariato (circa il 67% per un impegno medio settimanale di 4,3 ore);utilizzando come parametro di riferimento uno stipendio lordo annuale di 25.000 euro si arriva a stimare un valore economico delle ore offerte dalle associazioni marchigiane in circa 69,500 milioni di euro.
Le Associazioni Promozione Sociale infine contano 121 organizzazioni con 164.263 soci iscritti.
Quest’ultime sono attivatrici di attività aggregative che coprono tutto il territorio marchigiano compreso i più sperduti paesi dell’entroterra, con una ricaduta di mutualità e di coesione sociale di tante comunità.
Aggiungiamo inoltre il valore aggiunto del servizio civile che nelle organizzazioni non profit coinvolge ogni anno un numero di circa 850 giovani, i quali vengono formati ai valori della solidarietà, della cura dell’ambiente e della presa in carico delle fragilità.
Il Terzo Settore ha un valore economico alquanto poco conosciuto . Il bacino del lavoro delle organizzazioni non profit non è quindi da considerarsi marginale;da queste valutazioni noi ci poniamo con urgenza,in questo contesto di grave crisi economica, che occorre ripensare a nuovi modelli di sviluppo partendo dalla valorizzazione dei nostri territori dall’economia dei distretti solidali.
La comunità della cura deve rivedere il proprio modello di welfare salvaguardano di diritti delle persone più fragili, la crescita economica dovrà essere sostenibile, solidale e inclusiva. L’economia civile non è di fatto, come sostengono esimi economisti come il Prof.Zamagni, il Prof, Bruni e il Prof. Borzaga, un’economia residuale.
Il Terzo Settore rivendica legittimamente il suo ruolo e i suoi valori. La Commissione Europea nelle misure approvate con i fondi 2014/2020 per supportare il rilancio dell’economia e dell’occupazione pone tra i suoi punti qualificanti le politiche dell’inclusione sociale e della coesione.