La coordinatrice Ranghelli: costruire un modello nuovo, che abbia la dimensione familiare come criterio valutativo di ogni politica: sociale, economica, finanziaria, culturale Il rapporto vita-lavoro è la nuova frontiera della coesione sociale: a questo cambiamento siamo chiamati tutti, uomini e donne, imprese e istituzioni”. È quanto sostiene in occasione dell’8 marzo Agnese Ranghelli, responsabile del Coordinamento Donne delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani. Lavoro e famiglia: una conciliazione impossibile? E’ lo slogan scelto dal Coordinamento donne delle Acli per la giornata dell’8 marzo. Sempre più donne quando hanno un lavoro dipendente sono costrette a rinunciarvi – spiega Agnese Ranghelli ; perché conciliare la propria attività lavorativa con la cura della propria famiglia, dei propri figli e, sempre più spesso dei genitori, diventa un problema: le donne italiane sono costrette a rocambolesche imprese per incastrare tutti gli impegni della giornata dal lavoro, alla gestione della casa, dei figli, degli affetti Concorrere a rimuovere gli ostacoli che impediscono alla persona di dedicarsi positivamente al proprio lavoro senza rinunciare ad una vita completa, promuovere una distribuzione equilibrata del tempo tra vita familiare e vita lavorativa rappresentano i primi fondamentali passi verso la costruzione di una società più serena ed equilibrata, ma anche più sana e produttiva La crisi economica e sociale che stiamo vivendo – conclude Ranghelli – impone un cambiamento radicale di prospettiva, capace di guardare oltre la logica della conciliazione e delle pari opportunità: l’obiettivo è quello di arrivare a un’armonizzazione vita-lavoro che tutta la società deve favorire e che consenta di costruire un modello nuovo, che consideri la «dimensione familiare» come criterio valutativo di ogni politica: sociale, economica, finanziaria, culturale

(tratto dal sito www.acli.it)