La Famiglia, il welfare e il lavoro sono i temi che sono stati trattati nel tradizionale corso di formazione regionale che si è svolto a Loreto il 3 e 4 ottobre 2009. Sono intervenuti al corso anche Michele Consiglio, Vicepresidente nazionale ACLI e Paolo Mannucci, Dirigente Servizi Sociali Regione Marche
Nella mattinata di sabato 3 ottobre, dopo le relazioni introduttive su “La famiglia come risorsa” e “Famiglia e nuovi stili di vita”, tenute rispettivamente da Cornelia Lanzani e Gilberto Ciaramicoli, sono stati presentati i quattro Punto Famiglia aperti dalle Acli a Fano, Ancona, Macerata ed Ascoli per offrire dei luoghi nei quali le famiglie possano trovare, oltre che risposte ai loro bisogni concreti, anche nuove opportunità di aggregazione, di tutela e di protagonismo. Sabato pomeriggio, nella seconda sessione dedicata a “La crisi, il lavoro. Il Prestito della speranza”, affrontato il tema della crisi economica e delle sue pesanti conseguenze a livello sociale, il vicepresidente nazionale delle Acli Michele Consiglio e il coordinatore regionale della Caritas Mario Bettucci hanno illustrato le modalità di erogazione del Prestito della speranza, voluto dalla Conferenza Episcopale Italiana per venire incontro con forme di microcredito alle famiglie colpite dalla crisi. Nella mattina di domenica 4 ottobre, infine, dopo l’introduzione del direttore regionale del Patronato Acli Fabio Corradini, il dirigente del Servizio Politiche sociali della Regione Paolo Mannucci ha illustrato le linee guida del nuovo Piano sociale con il quale prosegue nelle Marche il cammino per realizzare un sistema integrato dei servizi socio-sanitari, che tenga conto delle criticità emerse negli ultimi anni, a partire dalla più grave: quella della fortissima crescita degli anziani non autosufficienti. Famiglia, lavoro, welfare locale: i tre temi discussi dai dirigenti delle Acli a Loreto sono centrali e non solo per le Acli. Non c’è futuro per la nostra società, infatti, se non si torna a costruire legami sociali, se non si sostiene la famiglia, se non si dà vita a un welfare solidale e attento ai bisogni dei più deboli, se non si riscopre la centralità del lavoro, se non si praticano nuovi stili di vita, se non si punta a un nuovo modello di sviluppo. Non c’è futuro, insomma, se non ci si ritrova attorno a valori condivisi, con la finalità non dell’individualismo consumistico, ma del bene comune