Le slot si “mangiano” il 10% dei nostri consumi Un decimo dei consumi delle famiglie se ne va in azzardo, assieme a 70 milioni di giornate lavorative, un terzo dei giorni dedicati alle vacanze. “L’azzardo drena denaro e tempo di vita” è l’accusa di Maurizio Fiasco. L’occasione è la presentazione del libro, ricco e approfondito, “Giochi di Stato. Il gioco d’azzardo da vizio privato a virtù nazionale”, promosso dall’Istituto di Studi Politici San Pio V, curado da Benedetto Coccia, e del quale il sociologo superesperto di azzardo è autore assieme al giornalista Carlo Cefaloni e al ricercatore Donato Verrastro. Un testo che annuncia l’assessore alle Politiche sociali della Regione Lazio, Rita Visini, “verrà utilizzato nella formazione degli operatori degli sportelli -no slot-che stiamo aprendo in tutta la regione”. Infatti, aggiunge, “di fronte a dati sull’azzardo che ci fanno tremare, la regione ha voluto uscire dall’ambiguità anche nei confronti dello Stato”. Così oltre agli sportelli -no slot-, “nel prossimo mese-annuncia l’assessore-partirà un numero verde per tutti i cittadini che cercano informazioni”. Che ci sia bisognodiinformazione lo conferma anche il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio che collega questa grande carenza, al ricco mercato della pubblicità dell’azzardo che, denuncia, “è la cavezza che tiene alla stanga il sistema dell’informazione. Non se ne può scrivere e questo non solo è una vergogna ma una questione di democrazia”. Ne è un riprova, aggiunge, “la fibrillazione che vedo nel mondo dell’informazione di fronte alla campagna contro la pubblicità. Io so quanto ci è costato dire no alla pubblicità, ma non abbiamo intenzione di dare requie perchè siamo di fronte a un’impostura a partire dalle parole”. Anche per questo “c’è un diritto alla resistenza”, sostiene Carlo Cefaloni ricordando gli oltre 120 -slot mob- organizzati in tutta Italia, “esperienze di democrazia economica, partendo dalle scelte dei singoli”, quelle dei bar che rinunciano alle slot. Scelte che disturbano se a Catania uno di questi bar è stato bruciato due volte. Mentre lo Stato, accusa il giornalista di Città Nuova, fa scelte opposte. Come a Tamburi, il quartiere più inquinato dall’Ilva di Taranto, “dove l’unica risposta pubblica sono state nove sale slot”. Piove sul bagnato,ma c’è poco da stupirsivisto che, accusa, Fiasco, “nel dramma dell’azzardo versa di più che ha di meno”. Un fenomeno che, rincara la dose, “va contro almeno cinque articoli della Costituzione”. Lo sa bene la Caritas diocesiana di Roma. “Nei nostri cento centri d’ascolto tocchiamo con mano questo dramma e tocchiamo con mano la grande mancanza di conoscenza – sottolinea il direttore monsignor Enrico Feroci-. Il 90 per cento genitori non si rende conto di quello che accade ai loro figli. E lo stesso Stato – accusa -sembra non capirlo”. E fa una precisa domanda:”Perchè non si reagisce? Perchè i nostri Governatori sono così restii a intervenire contro lo sciacallaggio dell’azzardo? Devono capire – avverte – che se non si interviene si arriva alla morte”. Prole forti, dure. Ma,come denuncia Elisa Manna, responsabile per le Politiche sociali del Censis, “siamo di fronte ad una cessione di sovranità al denaro”. Un’ “industria di morte – rincara la dose – chenon può essere giustificata dalla salvaguardia di posti di lavoro”. E allora anche lei pone una importante domanda: “Come mai lo Stato ha intrapreso questo percorsoda apprendista stregone, compromettendosi fino a questo punto?”. Un’accusa che si allarga “al silenzio dell’informazione e degli intellettuli”. E più generale, “all’ippocrisia profonda, una doppia morale che tocca tutta la società. Il sistema immunitario è stato basato se il fenomeno è così cresciuto”.

Dal Giornale Avvenire del 27 novembre 2015 n°281