Buone pratiche e monitoraggio dei bisogni in Chiamati a vivere, progetto sulla longevità attiva realizzato con il cofinanziamento della Regione Marche Si è tenuto sabato 20 febbraio presso la Biblioteca san Giovanni di Pesaro, l’incontro conclusivo di “Chiamati a vivere”, progetto di promozione sociale delle Acli di Pesaro Urbino, cofinanziato dalla Regione Marche e con il partenariato degli Ambiti social n.1 di Pesaro, n. 6 di Fano, della Biblioteca San Giovanni di Pesaro e della Fap Acli.
Come ci si può mettere a disposizione della comunità coinvolgendo i più anziani? È possibile farlo in rete? Partendo da queste domande le Acli si sono attivate e hanno portato avanti una serie di attività diffuse nella provincia, volte sia ad offrire dei servizi che a monitorare i bisogni della fascia di popolazione più anziana. Nello specifico sono stati sviluppati incontri dedicati alle relazioni interpersonali, da momenti di convivialità a un laboratorio di scrittura e narrazione destinato a recuperare il patrimonio di conoscenze legato al territorio; una linea telefonica a sostegno dei più deboli per un totale di 48 ore di assistenza; un taxi sociale che ha percorso oltre 2300 km per offrire un supporto alle persone non autosufficienti; corsi dedicati al mondo digitale, agli strumenti che possono agevolare anche le piccole azioni quotidiane. Inoltre, sempre nell’ambito dell’iniziativa, sono stati organizzati due seminari dedicati alla salute sulla neurologia e sulla nutrizione.
I risultati sono stati presentati durante il convegno “Longevità attiva: esperienze e prospettive” a cui hanno preso parte, oltre agli animatori del progetto, Cristina Gagliardi, ricercatrice presso l’Inrca (Istituto Nazionale Riposo e Cura Anziani) e Roberto Drago, coordinatore Ambito n.1 di Pesaro. In tale contesto, la dott.ssa Gagliardi ha illustrato le buone pratiche sperimentate nei percorsi di agricoltura sociale portati avanti dal 2012 all’interno di alcune aziende marchigiane. Tramite focus group e questionari l’INRCA ha valutato la modifica dei comportamenti e delle abitudini lungo l’arco delle attività.
“E’ stato dimostrato l’effetto positivo delle proposte – spiega la ricercatrice – sia sugli stili di vita, dove il 66% 2 su 3) ha adottato un’alimentazione più sana, con un maggiore uso di frutta e verdura e utilizzo di prodotti non raffinati, sia dal punto di vista relazionale, poiché oltre il 90% ha dichiarato di aver incontrato persone nuove, o approfondito la conoscenza di quelle già conosciute. Ciò li ha portati a rapportarsi con più frequenza anche i familiari”. Positivi i riscontri anche dal punto di vista del benessere percepito: la totalità (il 100%) dei partecipanti ha affermato di sentirsi meglio al termine dell’esperienza, “mentre il 63% ha aumentato il tempo dedicato all’esercizio fisico o si sente più energico nello svolgimento delle attività quotidiane”. In alcuni casi si è avuto un visibile aumento dell’autonomia motoria e dello stimolo ad uscire. Altrettanto significativo il contributo di Roberto Drago che ha invece illustrato la tematica della longevità attiva fortemente sostenuta nell’Ambito Sociale n.1 dalla rete delle organizzazioni del non profit territoriali. In una società che invecchia la sfida è trovare nuovi modelli assistenziali in grado di favorire la longevità attiva, che, come ricorda l’Oms, dipende anche dal mantenere interessi piacevoli e relazioni sociali gratificanti.
Le Acli stanno lavorando proprio in questa direzione.