L’approvazione definitiva della Legge contro il femminicidio rappresenta sicuramente un importante segnale perché non solo aiuta a garantire e prevenire la tutela alle donne nelle situazioni più difficili (pene più severe se l’aggressore è il partner o l’ex, nei casi gravi querela irrevocabile, centri antiviolenza e case rifugio, vita più difficile per gli stalker: dal “braccialetto” all’aggravante, avvocato gratis per le vittime) ma traccia un punto di partenza per il cambiamento culturale”. Lo afferma Agnese Ranghelli, Responsabile Nazionale delle donne Acli
Sappiamo bene che queste misure non sono esaustive, se non sono accompagnate anche da altri interventi come ad esempio:il sostegno all’occupabilità femminile ed alle politiche di armonizzazione tra vita e lavoro. Il fenomeno del femminicidio si consuma a volte persino tra le mura domestiche, infatti, viene spesso sottaciuto, non denunciato dalle donne proprio per mancanza di sostegno economico; supporto alle istituzioni: famiglia, scuola per promuovere percorsi educativi finalizzati al rispetto uomo-donna. Educare al rispetto, è un esercizio di responsabilità a cui tutti siamo chiamati
Auspichiamo infine, – conclude Ranghelli – che sia le donne e sia gli uomini percepiscano l’aberrazione insita nei comportamenti violenti, anche quelli più subdoli che non sfociano in violenza fisica, e si facciano promotori, con modalità costruttive e rispettose, di interazione tra i due sessi.
(tratto dal sito delle ACLI Nazionali www.acli.it)