Gli italiani saranno chiamati alle urne il 4 marzo 2018 per eleggere un nuovo Parlamento al termine di una legislatura difficile. Al di là delle incognite che pesano sul quadro politico, questo voto è decisivo per le sorti del Paese. La recessione che ci siamo appena lasciati alle spalle ha profondamente indebolito la nostra società, anche se si avvertono i primi segnali di una lenta ripresa economica. Purtroppo, siamo in posizioni tutt’altro che favorevoli in molteplici classifiche europee su parametri essenziali che misurano il benessere sociale: livelli di occupazione e delle retribuzioni, disoccupazione giovanile, fasce sociali a rischio di povertà, numero di laureati e coinvolgimento della popolazione adulta in attività di formazione e aggiornamento professionale, solo per citarne alcuni. Il ceto politico che riceverà il mandato parlamentare dagli elettori non potrà eludere le questioni spinose che ci impediscono di stare al passo con l’Europa. L’auspicio è che i nuovi eletti possano operare con un senso di responsabilità appropriato all’urgenza del momento e alla portata delle sfide che la nostra società dovrà affrontare nei prossimi anni. Noi non facciamo proclami politici, né nutriamo l’ambizione di elaborare programmi elettorali. Non rientra nei nostri compiti supplire ad una funzione che spetta ai partiti. Ciò non toglie che non rinunciamo a dire la nostra sui principali rischi ed opportunità legati agli scenari economici e sociali che si prospettano all’orizzonte. L’obiettivo è chiaro: prepararsi all’appuntamento con le elezioni, elaborando idee e proposte su temi e problemi che affiorano dal nostro agire nella società, mentre prestiamo ascolto ai mutevoli bisogni dei cittadini.
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